Martedì 28 maggio alle ore 21.00 si è svolta la partecipata serata in cui Giosuè Boetto Cohen ha presentato la sua ultima pubblicazione ‘Le case dell’anima’.
Sono intervenuti alla serata l’attore/autore, storico amico del CART, Roberto Cajafa (https://www.robertocajafa.org/bio) con un’apprezzatissima lettura di alcune parti del libro e la dr.ssa Donatella Caprioglio, esperta di psicologia della casa (https://www.youtube.com/watch?v=biq4wKXY_94).
Nella miriade di stimoli mossi dalla lettura di questo libro mi ritrovo anch’io, come l’autore, a cercare di mettere ordine, o meglio a dare significato, all’intreccio delle risonanze che, pagina dopo pagina, imbastiscono il legame tra questa storia e la mia. Parto dall’impressione delle diverse chiavi del discorso, quando, terminata la lettura, la riprendo qua e là: cerco di ricostruire una mappa geografica dei luoghi citati, la cronologia dei viaggi e dei soggiorni, i legami di parentela e di amicizia, i diversi stili, materiali e tecniche di costruzione. Il tutto mentre sento forte il rimando alle diverse fasi di crescita e sviluppo che portano quel bambino curioso, affamato di vita, a percorrere le vie che dalla grandiosità della natura e del sogno americano si scremano, si assottigliano per confluire e definirsi nella punta sottile di un Monteacuto, traguardo, forse solo di tappa, di una raggiunta maturità e consapevolezza che rimane attiva e vitale in quanto mai compiuta.
Esco da questo ripercorrere le pagine, rimontandole differentemente, come le immagini di un film, seguendo composizioni che mettono in evidenza le differenti trame. Questa lettura “impertinente” e non lineare, come suggerisce Roland Barthes, fa trasparire l’ordito che la sorregge: un’”Architettura del Sé”, in cui si dispiega il senso profondo che unisce i luoghi, le case, la storia, gli incontri, le persone, come materia prima di processi di appartenenza e individuazione in cui l’autore ha costruito il suo essere persona.
Le case assimilate nel viverle, ma anche quelle che hanno reso significativo il transitarle, le case che hanno suscitato corrispondenze profetiche con l’incipit di ciò che negli anni troverà realizzazione e pienezza nella casa sulla collina, sono come materiali edili dell’anima, dove la continuità delle proprie origini si coniuga con la discontinuità della propria originalità. Sono spazi che sono resi luoghi in quanto punti di incontri significativi, là dove la relazione e lo scambio con altri si è costituito come densità emotiva che nutre e sviluppa il Sé.
Sono le risonanze emotive profonde che rendono alcuni incontri capaci di innescare le motivazioni del vivere, quelle che trasformano uno spazio vuoto, inutilizzato, di assenza, come quella di un padre mancato troppo presto, in un luogo, come direbbe Heidegger, in virtù di incontri e relazioni che lo riempiono di senso.
E’ così che la sosta casuale, ma anche no, per mangiare un panino nell’aia di una casa diroccata trasforma quello spazio disabitato in una nuova possibilità. La curiosità di esplorarla, l’apertura di uno scuro che rivela un incanto, l’incontro, altrettanto casuale con il ferroviere-contadino che ne racconta la storia, danno avvio al fantasticare, all’immaginare insieme con Alessandro.
Un sogno condiviso è già realtà.
Fulvio Tagliagambe
Presidente CART Onlus
Da sinistra Giosué Boetto, Donatella Caprioglio, Fulvio Tagliagambe
Al centro Irina Zucca Alessandrelli